ASCOLTA IL SUONO:
FISARMONICA P.FICOSECCO
Castelfidardo Italia : Fu proprio il territorio delle Marche e Castelfidardo in particolare, la culla che vide nascere subito dopo l’annessione i primi “organetti” o fisarmoniche, uno strumento d’altra parte conosciuto da qualcuno attraverso le truppe francesi al servizio dello Stato pontificio e poi perfezionato ed adattato ai gusti etno-musicali.
C’è anche da aggiungere che le popolazioni italiane, finalmente uscite da una confusione storico-politica subita per secoli, avessero bisogno di “evadere” da un rimo di vita piatto e senza stimoli per far sgorgare finalmente il senso gioioso della vita. Quale migliore aiuto a questa evasione dal suono festoso, semplice e spensierato emesso da un piccolo strumento, facile da usare, non ingombrante e quindi facilmente trasportabile capace anche di fare da contraltare alla musica colta e “costosa” d’èlite?
Forse l’intuizione del contadino Paolo Soprani è nata proprio dalla fedele lettura dei tempi. Certo, gli organetti costruiti dai vari Giacomo Alunni di Nocera Umbra (1850) o dal recanatese Giovanni Cingolani (1856) o dal triestino Lorenzo Ploner (1862) sono passati alla storia solo come dati statistici e non come fatto economico di rilevanza nazionale. Il Soprani nel 1863 con intuito e lungimiranza ha effettivamente stravolto il modus vivendi una parte del territorio marchigiano “inventando” dal nulla una industria che in breve tempo avrebbe sovvertito la realtà economica prettamente agricola in una economia aperta al mondo. Un ruolo decisivo per lo sviluppo della nuova attività del Soprani (abile stornellatore) e della sua famiglia lo ebbe senza dubbio Loreto, un centro religioso crocevia di merci, di culture e di tanta gente proveniente da Paesi per quei tempi lontanissimi. Forse proprio a Loreto acquistò lo strumento austriaco o francese che gli diede la possibilità di cambiare volto alla sua vita e certamente la città Mariana fu il punto di partenza per far conoscere e divulgare rapidamente il suo prodotto. La collaborazione tra Paolo ed i suoi fratelli durò assai poco. Visti i sorprendenti risultati di vendita ed in considerazione delle richieste che provenivano ormai da ogni parte d’Italia, il fratello Settimio aprì nel 1872 un proprio laboratorio imitando Cesare Pancotti che nel ’65 aveva iniziato la sua attività in Macerata. In quegli anni nelle Marche e nel vicino Abruzzo era un fiorire di laboratori (Sante Crucianelli nel 1888, Giuseppe Janni di Giulianova nel 1882,Pasquale Ficosecco a Loreto nel 1889, Giovanni Chiusaroli a Recanati e Raffaele Pistelli a Teramo nel 1886) che producevano essenzialmente il prodotto più semplice e meno costoso: il “du botte” o diatonico a 2 bassi.
Negli stessi anni si svilupparono altri due poli di produzione, a Stradella in Lombardia ed a Vercelli in Piemonte. Poli importantissimi soprattutto per il contributo essenziale dato alla trasformazione dello strumento.
Mariano Dallapè, che, come dicevo era di origini trentine, iniziò la sua attività a Stradella nel 1876 ed in breve tempo perfezionò l’accordeon a piano inventata da Buton a Parigi nel 1852. La popolarità ed il successo della fisarmonica in Italia dovrebbero essere stati in quel periodo semplicemente clamorosi tanto da indurre il M° Giuseppe Verdi, che nel 1871 presiedeva la Commissione Ministeriale per la riforma dei Conservatori ,a proporre lo studio dello strumento nei Conservatori Italiani. Accennavo poco fa alla trasformazione ed alle innovazioni apportate in questo periodo alla fisarmonica: Mattia Berardi prima e la famiglia Ranco a Vercelli perfezionarono la fisa “cromatica”, l’artigiano Rosario Spadaro di Catania depositò nel 1890 un brevetto di “fisa a bassi sciolti”, Pasquale Ficosecco a Loreto e successivamente nel laboratorio di Castelfidardo gettò le basi per gli strumenti a “cassotto”. Come a Stradella dove alcuni operai dell’”armonichista” Dallapè una volta certi di aver appreso perfettamente il mestiere lasciarono l’azienda per mettersi in proprio (Ercole Maga, Massoni Renato) così a Castelfidardo alcuni operai fecero la stessa cosa (Busilacchio Giacomo Antonio, Dari Dario, Francesco Serenelli). Il vero e proprio decollo dell’industria della fisarmonica a Castelfidardo si ha alla fine dell’800; lo confermano sia i dati della produzione sia quelli relativi al numero degli addetti. Le cifre fornite dalle indagini statistiche di quegli anni sono scarsamente attendibili. E’ evidente infatti che i 500 operai di cui parla il curatore dell’Esposizione marchigiana del 1905 non sono riuniti in “grandi stabilimenti” anche se l’iconografia di alcune ditte illustrano il contrario; basti pensare che nel censimento industriale del 1911 gli occupati nelle aziende di Paolo e Settimio Soprani sono rispettivamente di 24 e 30 unità lavorative. E’ noto però che le 14 aziende ufficiali utilizzavano con grande flessibilità il lavoro a domicilio di interi nuclei familiari per meglio adeguarsi alle oscillazioni della domanda e per ottenere una notevole competitività. C’è un dato certo comunque; Paolo Soprani quando ancora “niente si fa a macchina, ma tutto viene eseguito a mano dagli operai” produce nel 1905, secondo lo storico Olivelli, ben 1200 armonici al mese.
La maggior parte della produzione viene collocata senza dubbio nel territorio italiano in quanto dati statistici ufficiali sanciscono che nel 1907 solamente 690 esemplari vengono esportati . Perché allora nel 1913 c’è un enorme balzo nell’export? (ben 14365 strumenti usciti dal territorio italiano).
La ragione fondamentale sta nel ruolo determinante giocato dalla emigrazione di valentissimi artigiani, operai e musicisti che con il loro oscuro lavoro son riusciti ad imporre il prodotto, qualitativamente ed esteticamente migliore nei confronti della concorrenza tedesca, russa, cecoslovacca e francese in importantissimi mercati quali gli Stati Uniti, Canada e sud America.
Americo Magliani, Enrico Guerrini, Pasquale Piatanesi, Francesco Serenelli, Adriano Picchietti, Paolo Guerrini ed altri tra il 1899 e il 1905 sono stati i primi coraggiosissimi pionieri di Castelfidardo a conquistare i mercati d’oltre oceano. Alcuni di loro Enrico Guerrini e Colombo Piatanesi (a San Francisco), Egisto Pancotti (a New York) aprirono addirittura dei veri e propri opifici di produzione sostituendo la precedente bottega adibita alla riparazione degli strumenti.